Quali sono le principali differenze tra marijuana e cannabis legale? Il possesso e il consumo di erba light sono davvero permessi in Italia senza alcun rischio penale? Dubbi come questi sono molto comuni tra chi, per la prima volta soprattutto, si avvicina al mondo dei prodotti CBD e derivati dalla canapa.
La prima cosa da fare è documentarsi e capire cosa dice la legge a tal proposito. Il principale riferimento normativo in materia è la legge n. 242 del 2 dicembre 2016 che essenzialmente regola la “coltivazione e la filiera agroindustriale della canapa”. Al suo interno si trovano descritte dettagliatamente le differenze tra marijuana e cannabis legale almeno per quanto riguarda la pianta, il tipo di lavorazioni e di trattamenti estrattivi a cui può essere sottoposta e, di conseguenza, la qualità dei prodotti ottenuti.
Stando a quanto previsto da questa legge, in Italia si possono coltivare a scopo industriale solo varietà di canapa da semi iscritti negli appositi registri europei e tali per cui la concentrazione di THC non superi il limite massimo fissato dello 0.6%. In Italia, quindi, si possono comprare marijuana legale e altri prodotti derivati dalla canapa a patto che gli stessi abbiano una concentrazione di THC compresa tra lo 0.2% e il limite massimo dello 0.6%. I criteri di distinzione descritti dovrebbero rappresentare un buon campanello di allarme per chi vuole acquistare prodotti sicuri, oltre che una linea di profonda demarcazione tra i prodotti legali e quelli che esporrebbero a conseguenze pregiudizievoli, anche sotto il profilo penale. Inoltre, i derivati illegali spesso non riportano alcuna informazione sulle confezioni, mentre i prodotti sicuri e legali dispongono di tutte le informazioni reali e trasparenti su come usare il prodotto, sulla quantità di THC e sulla provenienza della pianta (oltre che l’identificazione della società produttrice).
Questioni legali a parte, infatti, le principali differenze tra marijuana e cannabis legale consistono a livello organico nelle caratteristiche delle e nei principi attivi presenti nelle diverse varietà di canapa da cui avviene l’estrazione. La Canapa Indica è, per esempio, tra le varietà di canapa che si ritiene conservino un’alta concentrazione di THC anche dopo i processi di estrazione: i suoi derivati potrebbero essere responsabili di effetti psicotropi o psicoattivi, ragione per cui sono classificati come erba illegale e il consumo ne è vietato in Italia. La Canapa Sativa è, invece, la più popolare tra le varietà di canapa a bassa concentrazione di THC: è da queste piante, che rispettano la soglia dello 0.6% di THC, che vengono realizzati i diversi prodotti a base di marijuana in vendita nei canapa shop italiani e il vantaggio che nel tempo le ha rese molto amate in cosmesi, in erboristeria, in fitoterapia è l’avere alte concentrazioni di CBD.
Anche il cannabidiolo è, infatti, uno dei cannabinoidi presenti come principi attivi nella canapa e nei suoi estratti. A differenza del THC non ha alcun effetto psicoattivo o psicotropo ma, al contrario, sono riconosciute al cbd proprietà benefiche per l’organismo umano, utili nel trattamento di numerosi disturbi anche quotidiani. Il cannabidiolo è, innanzitutto, un potente ansiolitico e può essere sfruttato per questo sia per combattere le situazioni di stress più quotidiane, quelle che impediscono per esempio di riposare bene e fare sonni ristoratori, ma anche disturbi dello spettro ansioso come attacchi di panico o ansia sociale. La cannabis light funziona bene anche come antidolorifico, sia nel trattare dolori da trauma e sia per i dolori cronici per esempio. Tra le differenze tra marijuana e cannabis legale, insomma, le principali sono “di scopo”: fumare marijuana illegale ha attualmente, salvo situazioni davvero particolari, una funzione per lo più di svago, come già si accennava, mentre il successo dell’erba light e dei prodotti CBD è ricollegato soprattutto alle proprietà benefiche del cannabidiolo.
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